Un giovane torinese racconta nel libro Vagamondo il suo viaggio attorno al globo senza volare, tra infiniti percorsi in treno e bus, lavori su barche, passaggi su navi cargo e trekking dall'Himalaya alle Ande.
Un giovane torinese racconta nel libro Vagamondo il suo viaggio attorno al globo senza volare, tra infiniti percorsi in treno e bus, lavori su barche, passaggi su navi cargo e trekking dall'Himalaya alle Ande.
di Carlo Taglia
95450 km via terra e mare, 24 nazioni e 528 giorni. I numeri del mio giro del mondo senza aerei. Nepal, India, Sri Lanka, Malesia, Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam, Cina e Corea del Sud. Poi un mercantile fino alla Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina, Brasile e un altro cargo per la Spagna. Francia, Belgio, Germania, Polonia, Ucraina e Russia per concludere con la Transiberiana a Vladivostok.
La scelta di una vita dedicata al viaggio inizialmente per curare un forte malessere ereditato dalla società materialista e consumista in cui stavo crescendo. Una travagliata adolescenza esplosa in abuso di alcol e droghe in maniera autodistruttiva per evadere da una realtà in cui non mi riconoscevo e per colmare un vuoto straziante. Una overdose di sostanze stupefacenti per decidere, appena ventenne, di cercare fuori da casa stimoli e valori in cui credere per liberarmi dalle pressioni sociali e familiari. La sfida della solitudine e del mettersi in gioco in paesi stranieri. Anni di viaggio e lavoro tra Spagna, Australia e Pakistan dove è iniziato un percorso introspettivo. Il viaggio inteso non solo come mezzo per conoscere culture nuove ma soprattutto per conoscere se stessi. Trovarsi ogni giorno ad affrontare situazioni nuove per conoscere lati interiori che nella quotidianità di casa non vengono fuori. Poi l’improvvisa malattia di mia madre e il ritorno a casa per alcuni anni fino al suo ultimo respiro. La decisione di trasformare una grande sofferenza in un'opportunità dopo aver scoperto il vero valore della vita attraverso la persona che stavo perdendo. Vivere la vita al massimo oggi senza attendere un domani di cui non si ha la certezza. Alcuni anni di lavoro nel fotovoltaico a Torino per via di una relazione amorosa che una volta sfumata mi ha riportato a sognare il mondo. Così ho creato le premesse per partire, mi sono licenziato e ho trovato dei lavori da gestire in viaggio. Ho cercato una via più complessa per confrontarmi ogni giorno con culture nuove e realtà meno turistiche. Per condividere lunghi viaggi con i popoli locali e osservare i paesaggi cambiare lentamente, ma soprattutto per mettermi alla prova.
La favola inizia in Nepal. Dalle sue impressionanti montagne himalayane con un trekking di oltre due settimane attorno all’Annapurna. Partendo da 800 metri di dislivello ho raggiunto il passo a 5500 metri affrontando il mal di montagna e imparando a stringere i denti. La montagna è una scuola di vita e tempra l’anima. L’ideale per iniziare una lunga esperienza attorno al mondo in solitaria. La prima di una lunga serie di esperienze montane tra cui le Ande. Vulcani ghiacciati e profondi crepacci per raggiungere il tetto dei 6000 in Perù dopo una devastante scalata e un tentativo andato male in Ecuador.
Non solo natura meravigliosa ed estrema anche incontri umani straordinari alla ricerca della spiritualità che fa vibrare la Terra. Sadhu, monaci e sciamani. Dalla meditazione del silenzio, Vipassana, in un monastero thailandese a una cerimonia sciamanica nell’amazzonia colombiana. Ho provato l’ayahuasca, il potente allucinogeno da secoli utilizzato dalle culture indigene amazzoniche per curare stati mentali. La bevanda rappresenta una porta verso un'altra dimensione, ti permette di incontrare il divino. Una serie di eventi che mi hanno portato a vivere con una profonda fede in una immensa energia cosmica che regola la nostra vita e quella dell’universo.
Una forza che mi ha protetto anche nelle situazioni di pericolo o malattia. Ho contratto la malaria in Laos trovandomi in una guesthouse gestita da soli cinesi che non parlavano inglese e quindi ho trascinato il mio corpo da solo su un tuk-tuk fino all’ospedale. Poi in Cambogia la mafia filippina mi ha teso una trappola sventata tempestivamente da un incontro karmico straordinario. Per trovarmi in Sud America in alcune situazioni al limite e sempre trovare una via d’uscita sicura grazie all’intuito.
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