L’obbligo per gli indù di non macellare e mangiare carne bovina deriva da n tabù che mescola fede, filosofia e saggezza contadina e svela un insospettato lato pragmatico
Vaga lentamente nella strada, poi si avvicina ad un banchetto di fiori e, sfruttando la distrazione del venditore, comincia a slappare garofani e gelsomini finché l'uomo non se ne accorge e la caccia colpendola con una canna di bambù che schiocca sul suo sedere magro. É una delle vacche sacre che, libere, percorrono le città e le campagne dell'India all'eterna ricerca di cibo. La mucca prosegue fra il traffico animato di biciclette, auto, persone e rickshaw che la schivano abilmente, poi si adagia sull'asfalto paralizzando un traffico che appare già immobile.
Per gli induisti (l'85% per cento degli abitanti dell'India) la vacca è sacra: è al vertice di una sorta di gerarchia rituale degli animali, rappresenta la dea-madre, ‘colei che nutre il mondo’ ed è simbolo di tutto ciò che vive. Uccidere una vacca è il più grande sacrilegio che un indù possa compiere. E cibarsi della sua carne è un atto mostruoso. La ‘conoscenza divina’ dei Veda, il fondamento della religione induista (è fatto risalire al periodo fra 1500 e 1000 a.C.), afferma il suo carattere sacro. Un principio che si sposa successivamente con il concetto dell’ahimsa (non violenza) e l'obbligo per le caste superiori, ed i bramini in primo luogo, di non mangiare alcun tipo di carne: frutto della violenza e fonte di impurità. La stessa costituzione dell'Unione Indiana vieta la macellazione dei bovini, che però vengono uccisi segretamente per ragioni igieniche ed economiche, oltre ad essere regolarmente macellati negli Stati del Bengala Occidentale e del Kerala, diretti da decenni da governi comunisti.
L'India ha la maggiore popolazione bovina del mondo: con circa 200 milioni di capi (un quinto dei bovini della Terra) a cui si sommano 72 milioni di bufali (quasi metà della popolazione mondiale). Credere che quest'immensa massa di animali vaghi improduttiva per il subcontinente è uno dei più comuni stereotipi diffusi in Occidente. La vacca è il centro vitale della società e dell'economia contadina: nella quale i bovini sono parte integrante della famiglia. Nelle festività vengono adornati con stendardi e ghirlande di fiori; durante Holi, il festival dei colori che saluta la primavera, vengono spruzzate d'acqua colorata e la loro pelle è ricoperta di polveri di origine vegetale dalle tinte accese. La nascita di un vitello è celebrata con riti ed offerte agli dei, il cui intervento è anche invocato per evitare che gli animali si ammalino. I bovini sono impegnati nell'aratura dei campi e nel trasporto del raccolto, oltre a rappresentare la fonte sicura di latte per nutrire i bambini anche nei drammatici periodi di carestia. Ogni nucleo familiare di agricoltori si basa su almeno due bovini: rappresentano la loro più grande ricchezza, la loro morte può significare l'inizio della rovina, della fame.
La vacca è anche al centro di un ciclo ecologico tutt'oggi fondamentale nella società indiana. Gli indiani mangiano per lo più impiegando foglie di banano o di altri alberi al posto dei piatti. Queste foglie come gli avanzi del cibo, dei fiori (presenti ovunque in India), i residui della canna da zucchero e carta di ogni sorta vengono solitamente gettati nella strada. Le numerose mucche che gironzolano libere per le città e i buoi, impiegati abitualmente per trainare carri, ripuliscono le strade sbafando tutto ciò che trovano di commestibile. Lasciano però sull'asfalto i loro escrementi che, raccolti a mani nude vengono posti in luoghi appositi per poi essere mescolati alla paglia ed attaccati ai muri delle case per farli seccare. Da questi escrementi si ricavano mattonelle secche utilizzate come carburante per cucinare: coprono più del 50% della domanda di energia domestica ad uso alimentare in tutto il subcontinente.
A fianco di questo lodevole aspetto di convivenza socio-ambientale fra uomini e vacche, esistono aspetti di inefficienza e trascuratezza. La maggioranza dei bovini sono zebù: una razza molto docile e paziente, resistente al clima e alle infezioni tropicali, capace di sopravvivere anche cibandosi del foraggio più scadente. Molte vacche però sono così macilente che potrebbero indossare un paio di blue-jeans. Molti animali non producono più latte, né sono utili in alcun modo: ciò riduce enormemente l'efficienza dell'agricoltura, anche perché vagabondano danneggiando campi e colture. In India, le vacche nutrite adeguatamente producono una media pro-capite di 173 kg di latte all'anno (491 kg i bufali): molto meno dei bovini allevati in Europa, America o Australia. Molte mucche però sono malnutrite e danno solo il 10% della media di latte; circa il 20% è inoltre asciutto, incapace di allattare persino il proprio vitello. In India, il latte e i suoi derivati (soprattutto lo yogurt) sono una componente fondamentale dell'alimentazione (prevalentemente vegetariana): la sua scarsa produzione è una delle ragioni per cui centinaia di milioni di indiani sono ancora oggi malnutriti.
Molte vacche macilente si ammalano e muoiono per le strade; esistono però anche numerosi ricoveri, governativi e privati, per gli animali anziani e malati. Ci sono anche organizzazioni, come il Cow Protection Campaign Committee, che promuovono campagne e pubblici digiuni in nome della protezione delle vacche. Un'assurdità ai nostri occhi, ma lo stesso Mahatma Ghandi individuava nella protezione della vacca una delle più alte affermazioni dell'evoluzione umana: ‘Trasporta l'essere umano al di là dei limiti della sua specie, afferma l'identità dell'uomo con tutto ciò che vive’.
Pubblicato su TuttoScienze La Stampa nel 1995
A New Delhi, capitale di un Paese in pieno boom economico, dal 2004 si è deciso di togliere dalla strada le 36.000 mucche cittadine (a Bombay sono sparite da 30 anni): verranno deportate fuori dall’area urbana. E c’è chi chiede che vengano escluse dalla rete stradale nazionale perché, non rispettando la segnaletica, causano molti incidenti. Per loro quasi sicuramente verranno istituiti ricoveri sponsorizzati dal Cow Protection Campaign Committee o da associazioni compassionevoli jainiste. Quest’ultima fede, la più rigorosamente vegetariana, sponsorizza in Gujarat e Rajasthan ospedali e ospizi dove ogni anno migliaia di mucche vengono curate o assistite amorevolmente fino alla morte.