In un anno 73 milioni di pescecani uccisi dai pescatori contro appena 7 vittime degli squali.
È emergenza squali? Niente paura. Gli attacchi in mare contro gli uomini sono in continuo calo. Secondo il monitoraggio dell'International shark attack file (dipende dal Florida Museum of Natural History), in tutto il mondo nel 2010 si sono registrati appena 79 incidenti con solo 6 vittime (il record negativo in un anno è stato di 100 attacchi con 15 morti, secondo il monitoraggio effettuato a partire dal 1803). Nello stesso anno sono stati invece uccisi almeno 73 milioni di pescecani – appartenenti alle 370 specie presenti negli oceani - per rifornire il mercato ittico. Perché sui mercati asiatici, sudafricani, statunitensi e australiani il flake, la bianca e saporita polpa di squalo, è servito in tutte le salse: dal fish & chips al sushi fino alla succulenta zuppa cinese di pinne di pescecane. Insomma l’uomo è più pericoloso per lo squalo di quanto quest’ultimo lo sia per la nostra specie.
Nell’ultimo decennio gli attacchi in mare sono diminuiti anche grazie a una massiccia campagna d’informazione in Stati Uniti, Australia e Sudafrica su un codice di comportamento mirato a ridurre i rischi dei bagnanti. Non ha invece avuto la diffusione ipotizzata quando fu inventato, negli anni Novanta in Sudafrica, il Protective Oceanic Device (Pod): un congegno portatile, alimentato da una batteria ricaricabile di 90 volt, che crea un campo elettrico capace di tenere lontani gli squali.
Il numero di squali uccisi dall'uomo (pescati) nel 2012 è stimato in 100 milioni di capi, il 6,4% della popolazione mondiale, ben oltre il 4,9%, la percentuale che secondo i biologi marini permetterebbe di mantenere il loro numero stabile. Fonte: Time. La conferenza del Cites (Convenzione sul commercio delle specie minacciate) di Bangkok ha limitato il commercio di 4 specie di squali considerati a rischio di estinzione. 18/03/2013