Dal teatro all'ospedale, storia e attualità del più umile animale.
'Geraldina è una primadonna, sfodera le lunghe gambe, ammicca col capo, occupa l’intera scena monopolizzando l’attenzione degli spettatori' spiega Claudio Zanotto Contino, professione cantastorie. Geraldina è un’asina di dieci anni, una star consumata, interprete di numerosi spettacoli teatrali e di un cortometraggio – La ballata di Geraldina – girato nel 2001 per la regione Piemonte. 'Aivam, l’Associazione per la Valorizzazione dell’Asino, me la propose come “spalla”. Aveva un anno ed era orfana. Non sapevo come allevarla ma imparai in fretta perchè il somaro è una razza frugale, è affettuoso e intelligente ma ha bisogno di meno attenzioni rispetto al cavallo. È compagno dell’uomo dai tempi più antichi, nella vita quotidiana come nell’immaginario: dalla capanna in cui nacque Gesù alle avventure di Pinocchio. Suscita simpatia, è familiare, ispira una confidenza atavica. La gente gli va incontro e talvolta crea problemi. I cittadini non capiscono che ad animali di queste dimensioni bisogna accostarsi con cautela, hanno perso il rapporto col mondo rurale' racconta Zanotto Contino.
In Europa, come in tutte le società industriali avanzate, l’asino è scomparso dalla vita quotidiana, nelle città come nei campi, ma non dai sogni dei suoi abitanti. Il suo raglio suscita ilarità. E il suo muso simpatico, incorniciato da lunghe orecchie, è evocativo d’un mondo fantastico che spazia dalle fiabe ai cartoon. Nessun altro animale è stato però tanto denigrato a fronte del servizio che ha reso all’uomo. “Asino” è sinonimo di ignorante. “Un’asinata” è un’idiozia. “Lavorare come un somaro” è la traduzione di fatica. E a scuola, quando gli studenti sono distratti, il professore spesso chiede. Il ciuco è insultato per la sua umiltà, anche se è stato proprio questo elemento a renderlo per millenni il più utile all’uomo. Ha permesso di accedere ai luoghi più remoti. Di coltivare i terreni più aridi. I graffiti rupestri di Wadi Abu Wasil, nel sud dell’Egitto, testimoniano che l’uomo si serviva già dell’asino nel 3000 avanti Cristo. In questi cinquemila anni i somari sono stati protagonisti indispensabili dello sviluppo. Animali da carico, sono stati il cardine del trasporto dall’Impero Romano al Medioevo. Più tardi vennero impiegati per azionare i mulini, per portare i minerali fuori dalle miniere, per tirare i vagoni della ferrovia americana nell’espansione verso il West. Incrociati coi cavalli generarono i robusti muli, che permisero l’esplorazione e il popolamento delle montagne, diventarono per secoli parte integrante delle strategie belliche e permisero agli europei di esplorare e colonizzare nuove terre in Africa, in Australia e nelle Americhe.
In Occidente la sua figura cominciò a essere rivalutata nell’Ottocento con la nascita dei movimenti dei lavoratori. L’asino era l’animale proletario per eccellenza, l’incarnazione della fatica fisica a cui erano obbligati i ceti più deboli. Se il cavallo era il mezzo del nobile, il somaro era quello dell’umile scudiero, come Sancho Panza in Don Chisciotte. Negli Stati Uniti prestò la sua figura al Partito Democratico, i progressisti americani, che invece di offendersi per l’accostamento – fatto dai loro avversari conservatori - del loro candidato al ciuco lo inserirono nel loro logo e vinsero le elezioni (vedi box). D’altronde la religione cristiana lo aveva già elevato agli altari perchè aveva portato Giuseppe e Maria a Betlemme per il censimento e, insieme al bue, aveva confortato col calore del suo alito i primi momenti della vita di Gesù. Una vicenda riproposta da Il Vangelo secondo l’asina, una rilettura comica quanto riflessiva del testo evangelico scritta dall’astigiano Luciano Nattino e messa in scena da Zanotto Contino con Geraldina. spiega il cantastorie.
Ben diversa è invece la realtà dei Paesi in via di sviluppo, dove il meno aristocratico degli equini è ancora un diffuso mezzo per il trasporto di persone e merci ed è impiegato dagli agricoltori poveri nel lavoro dei campi. The International Donkey Protection Trust (IDPT, ha censito nel mondo circa 59 milioni di capi tra asini e muli. L’associazione, caritatevole e no profit, è stata fondata nel 1969 dalla dottoressa Elisabeth Svendsen a Sidmouth in Devon (Gran Bretagna), dove fu aperto il primo Donkey Sanctuary. Da allora - in dieci fattorie inglesi con un totale di 720 ettari di pascoli – l’IDPT ha curato oltre undicimila asini e ha intrapreso iniziative di protezione e cure mediche della specie in quattro continenti. Dall’apertura di ospedali e centri veterinari a campagne contro la crudeltà nei loro confronti. L’IDPT si è mobilitata contro i maltrattamenti nel “mondo civile”, come in Spagna dove gli animali vengono vessati per due ore durante la festa di Villanueva de la Vera. Un problema esteso a buona parte del Mediterraneo, Italia compresa, dove gli equini sono spesso impiegati fino allo stremo in vari palio degli asini. E dove, persa la funzione tradizionale, i ciuchi vengono usati come attrazione folcloristica per trasportare turisti: attività sfiancante in cui spesso non si bada al rapporto tra la capacità di carico dell’animale e il peso del visitatore. Problema che l’IDPT ha cercato di risolvere dettando dei parametri di compatibilità. Le iniziative del Donkey Protection Trust spaziano anche in sperimentazioni di pet-therapy con equini e campagne caritatevoli come “adotta un asino”.
Iniziative analoghe sono intraprese dall’americana World Society for the Protection of Animals (WSPA): attiva da 50 anni, detta regole di carico e durata per i trekking someggiati. Ha condotto una campagna contro l’abitudine nell’isola di Creta di legare le gambe degli asini per impedirne la fuga: una pratica crudele che provoca sofferenze e infezioni agli animali. E finanzia centri veterinari in Africa e in America Latina. Perché - come per gli uomini - le peggiori condizioni di vita degli asini sono nel Terzo Mondo, soprattutto in Africa. É qui che si concentrano gli sforzi dell’IDPT. A Debre Zeit, un centro a 60 km da Adis Abeba, ha da poco aperto un ospedale con quattordici addetti che curano un migliaio di asini al mese. L’Etiopia - con 5 milioni di esemplari - detiene la terza popolazione di somari dopo la Cina (12 milioni) e il Messico (6 milioni e mezzo). E l’altopiano etiope registra il record negativo per le loro condizioni di vita. Siccità, carestie e conflitti degli ultimi decenni hanno stremato il parco equino. Qui un asinello vive in media appena 9 anni contro un’aspettativa di vita di 37 anni dei loro simili che nascono in Europa e in altri Paesi ricchi. In Etiopia l’IDPT lavora da molto tempo, in collaborazione con l’Università di Addis Abeba, per migliorare le loro condizioni operando soprattutto sul controllo dei parassiti. Qui migliorando la vita degli asini si avvantaggia anche l’esistenza della popolazione rurale: gli animali sono talmente indispensabili agli agricoltori del Paese, tra i più poveri della Terra, che un antico detto abissino recita che.
Un altro intervento chiave è a Lamu, un’isola sulla costa nord del Kenya: probabilmente l’ultima realtà con l’agricoltura e il trasporto via terra di cose e persone totalmente basato sulla fatica dei somari. Circa 3000 bestie da soma servono infatti i 35.000 abitanti di quella che fu una base dell’Oman sulla strada tra Muscat e Zanzibar. E oggi è la memoria vivente del Medioevo islamico: un’isola senza strade né automobili, tanto da indurre l’Unesco nel 2001 a dichiararla patrimonio dell’umanità, per l’eredità storica, ma anche per la singolarità zoologica ambientale. Aldilà delle pittoresche immagini del labirinto di stradine della sua Medina percorse a dorso d’asino da uomini in abiti tradizionali, gli animali qui avevano vita dura tra fatiche nell’edilizia, malnutrizione, parassiti e lunghe marce sotto il sole cocente dell’Equatore. Per tutelarli, nel 1997, l’IDPT aprì un Donkey Sanctuary con servizio veterinario gratuito e informazioni agli isolani su come trattare e nutrire gli equini. Il primo ospedale per asini in Africa fu però il Fondouk, aperto negli anni Venti a Fès in Marocco dalla Massachusets society for the prevention of cruelty to animals. I suoi veterinari lavorano nelle dodici stalle d’un caravanserraglio del più labirintico suk nordafricano. Tra sue strette stradine gli asini sono ancora indispensabili.
Pubblicato su Airone nel 2006
LETTURE CON L’ASINO CARO ASINO IN AFRICA
Dove pensano gli asini, di Valentina Musmeci, Curcu & Genovese 2011
In viaggio con l’asino, di Andrea Bocconi e Claudio Visentin, Guanda 2009
In viaggio con un asino nelle Cévennes (1879), di Robert Louis Stevenson, Greco e Greco 1992
CARO ASINO IN AFRICA 03/04/2018
La domanda cinese di eijao, una gelatina fabbricata facendo bollire la pelle d'asino e considerata uno strabiliante tonico in tutta la Cina, ha fatto salire in modo astronomico il prezzo di questi animali in tutta l'Africa. In Kenya il costo d'acquisto di un asino è salito del 325% negli ultimi 6 mesi. Un fenomeno disastroso per le aree rurali più povere del pianeta dove l'asino è la bestia da soma per eccellenza, il motore di molte zone rurali che a questi prezzi non possono più permettersi di comprare un nuovo animale.