Una spedizione in Siberia aperta a chi cerca avventure artiche per condividere la vita e la cultura di una delle ultime etnie di allevatori di renne.
Stefano Valentino
Una gigantesca penisola al confine tra Europa e Asia, grande quanto un intero Paese, si estende attraverso l'Oceano Artico dalla Siberia verso il Polo Nord. I Nenet, un gruppo etnico composto da indigeni nomadi, hanno vissuto lì allevando renne sin dall'alba dei tempi. Hanno battezzato questa terra "Yamal" che significa: La fine del mondo.
Per raggiungere la terra del Nenet partiamo in treno da Mosca, avvertendo la transizione graduale tra la civiltà urbana e il mondo remoto e selvaggio che ci attende, mentre viaggiamo per quasi due giorni verso nord-est sulla ferrovia Polar Express, lunga 2400 km. L’ultima stazione è Labytnangi. Da lì, proseguiamo in auto per 30 km fino a Salekhard, sulla sponda est dell’Ob. Questo possente fiume, uno dei più lunghi al mondo, scorre dal confine russo-mongolo verso nord per oltre 3000 km, lungo le pendici orientali degli Urali. Giunto a Salekhard, l’Ob devia ad angolo retto, lasciandosi alle spalle l’estremità settentrionale della catena montuosa, per sfociare con un gigantesco estuario nel Mare di Kara.
Fino a 20 anni fa, Salekhard era un mucchio di casupole di legno. I suoi pochi abitanti erano abbandonati come i resti della ferrovia transpolare sognata da Stalin, che doveva trasformare questa comunità in capo al mondo in uno strategico snodo commerciale per il trasporto del nickel artico. Da allora, la città è stata ammodernata e ampliata con fondi pubblici per creare una testa di ponte nell’espansione economica verso nord. Oggi è una città ultra-moderna in mezzo al nulla, qualche centinaio di metri sotto il circolo polare artico. Navigabile d’estate, d’inverno l’Ob diventa una naturale autostrada di ghiaccio che mette in comunicazione villaggi che restano isolati in primavera e autunno quando il ghiaccio è ancora presente, ma non è abbastanza spesso per sostenere mezzi pesanti. Le cosiddette “strade invernali” si ramificano a rete, congiungendo per pochi mesi l’anno molte zone remote della Siberia.
Ed è proprio sulle acque congelate dell’Ob che viaggiamo a bordo di un fuoristrada 4x4. Ci vogliono 5 ore per coprire i 200 km che ci separano dalla nostra tappa successiva. Si tratta di Yar-Sale, la cittadina dove si tiene ogni anno, a primavera, il festival annuale del folklore Nenet. Centinaia di nomadi accorrono a Yar-Sale da ogni dove, abbandonando i loro accampamenti sparsi nella tundra. Durante i tre giorni dell’adunata, le diverse squadre tribali si sfidano alla corsa delle renne, alla presa al lazo e ad altre gare in cui esibiscono la propria abilità di capi bestiame davanti a un pubblico di compatrioti che sfoggiano i migliori abiti tradizionali, indossati apposta per l’evento. Alla fine delle celebrazioni, ci spostiamo con le motoslitte su un’infinita pianura nevosa che si confonde col cielo diafano che vi galleggia sopra. Ci ritroviamo in un mondo etereo senza più orizzonti. D’un tratto una breccia si allarga nella vischiosità lattiginosa e vi appare un gruppo di solitarie tende coniche: sono i “chum”, le tipiche abitazioni dei Nenet fatte di una stratificazione di pelli di renna, così spesse e resistenti da mantenere l’interno abitabile anche quando fuori si scende a meno 60°C.
Le tribù Nenet non si fermano mai, tranne che per brevi periodi. Viaggiano per migliaia di chilometri ogni anno, alla perenne ricerca di nuovi pascoli per nutrire le loro renne. In primavera migrano da sud a nord, mentre in autunno si dirigono nella direzione opposta. Si affidano ai loro animali per tutto ciò di cui hanno bisogno: cibo, vestiti, alloggio e trasporti. Possono rapidamente smontare, piegare e imballare le loro tende, legarle alle loro slitte e trainare tutte le loro cose con le renne le e motoslitte.
Per circa una settimana siamo ospiti di una tribù Nenet. Condividiamo il loro stile di vita giorno e notte, dormendo sotto le coperte di renna, mangiando carne di renna e pesce crudo congelato, riscaldandoci con la stufa a legna nel mezzo del chum e viaggiando con loro attraverso l'infinito e silenzioso tundra bianca.
Mentre girovaghiamo per il campo nomade, realizziamo la nostra missione: realizzare tour virtuali a 360 gradi sulle orme della migrazione primaverile. E tu farai parte dei nostri tour: non solo quelli reali sul campo, ma anche quelli virtuali che pubblicheremo su Google Maps. Una volta tornato a casa, potrai rivivere su un computer le scene in cui ti accampi e viaggi con Nenet. La spedizione alla volta dei Nenet fa parte del progetto Polar Explorer 360° che mira a creare storie visualmente immersive sulle regioni polari, in particolare quelle artiche, permettendo a tutti di scoprire questi territori incontaminati prima che il riscaldamento globale li cambi per sempre. Per scaricare il programma di viaggio e richiedere di partecipare alla nostra spedizione visita il nostro sito qui: