Prima destinazione botanica del Pianeta, l’isola dello Yemen è una riserva della biosfera.
Sulla sua costa settentrionale i monti si alternano a dune, scogliere, lagune, spiagge, lingue di sabbia e bizzarre formazioni rocciose. Staccatasi dal Corno d’Africa sei milioni di anni fa, Socotra è un laboratorio per lo studio dell’evoluzione biologica. I picchi che dominato il suo interno sono emersi dall’era dei dinosauri. Il risultato è una singolarità biologica con specie animali, e soprattutto vegetali, estinte nel resto del pianeta. Non ci sono mammiferi autoctoni mentre si osservano poiane, fenicotteri, avvoltoi e uccelli marini. E tra le specie endemiche si contano 24 rettili e 275 varietà botaniche. Un Jurrassik park vegetale. O meglio un’isola di straordinaria bellezza con paesaggi austeri quanto vigorosi, circondati da fondali cristallini con coralli e pesci tropicali. L’incontro più stupefacente è stato con un branco di duecento delfini che per un’ora hanno accompagnato la nostra barca, tra salti e piroette, nelle acque turchesi della baia di Shuab. La conferma della validità della scelta dell’Unesco di proteggere Socotra come riserva della biosfera.
Per la posizione strategica nell’oceano Indiano, la sua popolazione è frutto di molti incroci. Pescatori africani si sono mescolati a pastori arabi. Portoghesi e inglesi hanno lasciato in eredità gli occhi verdi di molti abitanti dell’interno. E gli indiani hanno battezzato l’isola: Socotra in sanscrito significa “Isola felice”. Oggi è frequentata solo da ecoturisti, che dormono in tenda o nelle guesthouse di Hadibo, il capoluogo. L’industria alberghiera degli Emirati ha però progetti nell’isola.
Non ci sono ancora conferme, ma il luogo ideale dove sviluppare il turismo è Qalansiyah, un villaggio in una piana sulla costa nord-orientale con una spiaggia a mezza luna chiusa da scogliere su ambo i lati. A pochi minuti a piedi c’è l’omonima riserva naturale, una lingua di sabbia che chiude una laguna affollata di pesci. E a un’ora di barca c’è la baia di Shuab con spiagge bianche percorse da granchi gialli; faraglioni che spuntano in mezzo al mare; fondali verdi e altri turchesi popolati da tartarughe, pesci, crostacei, paguri, spugne e stelle marine; falesie su cui si aprono innumerevoli grotte e nidifica la sula; scogli abitati da cormorani neri.
E inoltrandosi nel brullo interno dell’isola, fino al canyon dell’altopiano di Daksem, sotto picchi di 1500 metri, che la singolarità botanica di Socotra si manifesta in modo eclatante, tra piante insolite, bizzarre, preistoriche. Come la rosa del deserto (Adenium obesum sokotranum), meglio noto come albero bottiglia perché il suo tronco ricorda un fiasco da cui si dipartono rami scheletrici su cui fioriscono gemme rosa. O l’imponente albero del sangue di drago (Dracena cinnabari) con rami che sembrano radici: formano un ampio ombrello e si colorano di giallo per la fioritura; dalla sua corteccia sgorga il cinabro, una resina rossa usata da secoli come antisettico e antiemorragico. Crescono in compagnia di aloe, incenso, euforbia e fico di Socotra. In un’isola che, con la superficie della Valle d’Aosta, è al decimo posto mondiale per la varietà botanica.