Viaggio tra Deserto Bianco e Deserto Nero, in una delle ultime aree accessibili del Sahara dopo le guerre e i problemi politici in Libia, Algeria e Mali.
Imponenti pinnacoli a forma di funghi, galline, conigli, cavalli, sfingi dominano lo scenario surreale del Deserto Bianco. L’area più spettacolare del Grande Deserto Occidentale, l’immensa regione Sahariana che si sviluppa in Egitto - tra paesaggi molto diversi, resti archeologici e oasi – a ovest del Nilo. Le sagome immacolate che sollecitano la fantasia del viaggiatore sono formazioni di gesso, calcari bianchi organogeni depositati nel placido e poco profondo mare che copriva la depressione di Farafra nel Cretaceo, circa cento milioni di anni fa. Sono centinaia di torri formate di sedimenti che - a metà dell’era Terziaria, quando le acque si ritirarono dalla regione – i venti del Sahara erosero e modellarono con le bizzarre sembianze con cui oggi appaiono.
Il massimo contrasto col candore di questo scenario è il Deserto Nero, una landa lunare situata a nord dell’oasi di Baharia: coni dall’aspetto vulcanico coperti da frammenti di pietra basaltica. Al di là del nome, il suolo non è nero: varia dall’ocra al marrone. Il più classico paesaggio sahariano lo si incontra a Abu Muharrik, significa ‘il padre delle dune’ perché si vuole sia il più lungo cordone dunare del mondo. È una formidabile massa di sabbia dorata con serie di dune a barcana (trasversali e longitudinali a sviluppo libero) che si sovrappongono ad altre a dorso di balena seguendo la direzione dei venti. Un mare di sabbia con pochissimi attraversamenti, già nell’antichità le carovane dei beduini evitavano di inoltrarvisi. La catena di dune inizia a nord di Baharia e termina oltre 500 km più a sud nella depressione dell’oasi di El Kharga.
La spedizione nel Deserto dell’Egitto occidentale è tra le più facili e meno rischiose del Sahara, perché tutte le attrazioni sono a poca distanza dalla striscia di asfalto che collega le oasi al Cairo. Più sicurezza non significa meno emozioni. Dalla depressione di El Fayoum a quella di Farafra, le sorprese geologiche si alternano a curiosità naturalistiche e siti archeologici. La grotta di Djara con stalattiti e pitture rupestri che raffigurano scene di caccia del Paleolitico. Il lago Qarum con cascate e rocce a forme di mammella. E Wadi Al Hitan, una valle trasformata in parco nazionale dove sono state rinvenuti alcuni scheletri di proto-balene.
A differenza delle plaghe aride dell’Egitto orientale, abitate da beduini nomadi, le oasi del Deserto Occidentale sono popolate da tribù stanziali, a cui negli ultimi decenni si sono aggiunti migliaia di egiziani spostati qui dal governo per alleggerire la pressione demografica della valle del Nilo. Le oasi al mattino sono animate da mercati in cui si vendono datteri, frutta, verdura e animali vivi. Nell’antichità la regione era più fertile e contava numerosi insediamenti. Si visitano i resti del monastero Abu Lifa del periodo romano. La fortezza di Ksar Es Sagha risalente al Medio Regno. E Dimeh Es Sebua: le magnifiche rovine della Città dei Leoni fondata nel III secolo avanti Cristo da Tolomeo II.
La meraviglia è però nell’oasi di Baharia, dove negli anni Novanta è stata scoperta una necropoli del I secolo dopo cristo che secondo gli archeologi contiene più di diecimila mummie. Si visitano due tombe sotterranee con le pareti affrescate e il piccolo museo che ospita i reperti più preziosi.
A Baharia si trova il Nature Lodge, costruito con materiali naturali a basso impatto ambientale tra la le palme dell'oasi. É l'ideale per una full immersion naturalistica nello scenario del deserto, dal lodge si gode la vista sul monte Al Dist. Il lodge organizza escursioni a piedi sulle dune.
29/07/2013. Nonostante la penuria cronica di cibo, in tutto il continente africano sono coltivati meno del 50% dei terreni fertili: fonte Barca Mondiale.