Le proteste contro le grandi navi a Venezia e gli incidenti della Concordia e nel porto di Genova pongono interrogativi sull'impatto ambientale della navigazione. Panorama e dati sul settore turistico più cresciuto negli ultimi 20 anni.
L'affondamento della Costa Concordia davanti all'isola del Giglio, l'incidente nel porto di Genova e le recenti proteste contro il transito delle grandi navi nella laguna di Venezia hanno acceso i riflettori sul mondo della navigazione in generale e su quello delle crociere in particolare. Sull'impatto ambientale e socio-culturale del settore crociere, che ha vissuto negli ultimi 20 anni una crescita esponenziale arrivando a trasportare ogni anno circa 20 milioni di passeggeri nel mondo e 800.000 in Italia (più 400%). E ha indotto gli armatori a costruire imbarcazioni sempre più grandi e munite di maggiori attrazioni. Nel 1995 la maggiore era il transatlantico Queen Elizabeth II capace di 1764 passeggeri. Oggi la Oasis of the Seas di Royal Caribbean ospita 5402 passeggeri, una città galleggiante con '18 ponti ricchi di innovazione e divertimento... e quartieri di bordo, 7 aree tematiche per soddisfare ogni gusto e preferenza, come il Central Park, un vero parco naturale a cielo aperto circondato da giardini tropicali ideale per rilassanti passeggiate', come recita il sito della compagnia.
Per la posizione centrale nel Mediterraneo l'Italia è il primo Paese dell'area Med per l'interscambio commerciale (65,7 miliardi) con merci trasportate per il 70% via mare. E, tra i 10 porti di imbarco per crociere e gli scali (attrazioni turistiche) di queste navi, accoglie 10.500.000 passeggeri l'anno (dato Assoporti 2012, comprende imbarchi, sbarchi e transiti).
Dati 2012, fonte Assoporti
Civitavecchia 2.398.100
Venezia 1.739.500
Napoli 1.228.600
Livorno 1.037.800
Savona 810.100
Genova 797.200
Bari 618.900
Messina 438.400
Palermo 354.400
Olbia 276.900
Per ridurre l'impatto i giganti del mare dovrebbero restare a grande distanza da spiagge e riserve naturali, da ambienti protetti perché fragili. Lo stesso vale per realtà di immenso valore storico architettonico, già a rischio sopravvivenza (acqua alta e progressivo affondamento) come Venezia. Invece le grandi navi attraccano nel Canale della Giudecca e ci sono navi da crociera da 800 passeggeri, come la Marco Polo, che portano i turisti all'Antartide. Il problema è il rapporto tra dimensioni e impatto massificante sul territorio. Buon senso, tecnologia e sensibilità dell'armatore dovrebbero ridurre l’impatto. Costa Crociere, ad esempio, fa educazione ambientale a bordo e adotta norme internazionali di gestione ambientale. Le autorità dovrebbero controllare, ma non sempre avviene, soprattutto in Paesi del Terzo Mondo e in aree selvagge disabitate. Cruciale è lo smaltimento dei rifiuti. C'è bisogno di più controlli secondo Michele Ottino, direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso: 'Va valutato l’impatto che queste grandi strutture hanno sull’ambiente marino, c’è il rischio di erosione di barriere coralline, spiagge e vegetazione, oltre all’inquinamento da rilascio di idrocarburi'.
Le piccole navi a motore hanno un impatto scenico minore di quelle grandi nei paesaggi marini e nelle città storiche, ma consumano più carburante per passeggero, aumentando le emissioni di CO2 per passeggero. Il modo ideale per muoversi sul mare è la vela, sempre che i rifiuti vengano smaltiti correttamente nei porti. I velieri a 4 o 5 alberi di Star Clipper (da 170 a 227 passeggeri) sono molto più eco-friendly. Il problema è che le crociere su piccole imbarcazioni sono molto più care che sulle grandi navi e il boom del settore è nato proprio dal trasformare, negli anni Novanta, un prodotto di élite in una vacanza popolare, accessibile anche alle classi medio basse. Grazie a un ottimo rapporto qualità prezzo, permesso dall’economia di scala di chi - come ad esempio MSC - dispone di 15.000 camere e può applicare tariffe competitive rispetto ai villaggi turistici.
' La criticità maggiore è il tipo di turismo massificante, poco attento a luoghi e popolazioni locali' afferma Roberto Furlani, responsabile ufficio turismo del Wwf. Il crocierista è un turista mordi e fuggi. Luoghi di grande rilievo storico e architettonico vengono visitati in poche ore, individualmente e con tour organizzati. Il consumo rapido delle attrazioni del luogo visitato non giova al suo sviluppo equilibrato. Il fattore più negativo resta però il numero di passeggeri, località medie o piccole invase con frequenza da migliaia di turisti in poche ore subiscono un fortissimo impatto socio-culturale. Salgono i prezzi delle merci e si abbassa la qualità dei prodotti venduti, l'artigianato locale (più apprezzato da viaggiatori attenti e colti) cede a souvenir industriali (o made in China) a basso costo. La ristorazione locale si adegua alla domanda: pizza, gelati e cappuccini tolgono spazio alla gastronomia tradizionale. Gli scali delle grandi crociere diventano inevitabilmente sempre più luoghi omologati, di consumo globale. Avviene a Taormina, Corfù, Dubrovnick. Ma anche a Playa del Carmen e nei porti dei Caraibi ad alta frequenza crocieristica.
La crociera 20 anni fa non interessava più nessuno, mentre oggi è lo stile di vacanza più ambito. Permette di raggiungere molteplici destinazioni lontane ed esotiche col minimo impegno tra piaceri della tavola, cure del corpo, spettacoli e svaghi mondani. Propone un mondo e un tempo sospeso, dove tutto è facile: lontano da ansie e fatiche quotidiane. Chiave del successo è anche il costo sempre più accessibile grazie all'economia di scala. Se cinquant’anni fa – con serate in smoking, abito lungo e champagne - era lo status symbol di nobili, imprenditori, affermati professionisti e ricche ereditiere. E vent’anni fa era stata degradata ad attività noiosa adatta solo a pensionati e coppie in viaggio di nozze. Oggi la crociera non ha frontiera di ceto ed età: è presa d’assalto da turisti in jeans, calzoncini, minigonne, sandali e canottiere. La nave da mezzo si è trasformata in destinazione, dove tutto è pensato per soddisfare gli ospiti con servizi molto variegati tra divertimento, benessere, fitness, spettacolo. Le nuove imbarcazioni con spa, piscine e teatri hanno cambiato la percezione del prodotto e ampliato la clientela da zero a 90 anni. La destinazione top resta il Mediterraneo (più del 50% del mercato italiano) e target vincente è la famiglia, corteggiata con prezzi low cost e servizi per l’infanzia. Costa ha cabine con playstation e aree per bambini con personale qualificato.
Dati 2012, fonte Assoporti, comprende imbarchi, sbarchi e transiti
2005 5.200.000
2006 6.200.000
2007 7.800.000
2008 8.900.000
2009 9.100.000
2010 9.300.000
2011 11.100.000
2012 10.500.000 (calo per effetto Concordia)